La patria del diritto e il regno delle ombre

La patria del diritto e il regno delle ombre
08 Febbraio 2017: La patria del diritto e il regno delle ombre 08 Febbraio 2017

Pochi avrebbero immaginato che, dopo aver abolito un secolo fa la “tassa sui fuochi” istituita da Carlo D’Angiò nel 1263, il nostro paese avrebbe escogitato la “tassa sull’ombra”. Eppure sì, nell’era in cui si digitalizza persino la pubblica amministrazione italiana, più di un Comune ha trovato il modo di tassare persino l’ombra che le insegne pubblicitarie proiettano sul suolo pubblico. Qualche solerte burocrate municipale ha infatti creduto di ravvisare in una disposizione del d. lgs. n. 507/1993 (“Revisione ed armonizzazione dell’imposta comunale sulla pubblicità”) l’occasione per tassare questa forma di “godimento” del suolo pubblico da parte dei privati proprietari delle insegne. Immediatamente ha trovato degli imitatori fra i suoi colleghi di mezza Italia. Subissati dalle critiche sollevate dal nuovo balzello, alcuni dei Sindaci interessati hanno cercato di difendersi invocando l’autorità della norma statale che li avrebbe “obbligati” ad istituirlo ed assicurando di aver prontamente interpellato il ministero competente per un chiarimento. C’è da chiedersi tuttavia se questo chiarimento sia proprio necessario. La disposizione statale incriminata prevede, infatti, quale presupposto impositivo della “tassa per le occupazioni del sottosuolo e del soprassuolo stradale” da parte di mezzi pubblicitari di vario genere, la concreta occupazione della strada, tanto che la misura dell’imposta è determinata in base alla “parte di essa effettivamente occupata”. Non pare necessaria una profonda cultura giuridica per convenire che l’ombra di un’insegna non possa, per sua stessa natura, “occupare effettivamente” il soprassuolo stradale… Sostenere l’idea contraria porrebbe dei curiosi interrogativi, e creerebbe non poche difficoltà nel calcolo dell’imposta dovuta. Infatti, come si potrebbe sostenere che questa sia dovuta anche per le ore notturne, durante le quali il soprassuolo delle strade non potrebbe esser occupato da un’ombra inesistente? E l’imposta sarebbe egualmente dovuta anche per le ore diurne, durante le quali però il sole sia stato coperto dalle nuvole, impedendo tal genere di occupazione? Di certo il difensore del contribuente che intendesse impugnare un atto di accertamento davanti al Giudice  tributario avrebbe modo di divertirsi. Quest’ultima considerazione ci conduce al tema di queste brevi note. Quanta parte del contenzioso tributario ed amministrativo, ma non solo, in realtà trova origine in applicazioni davvero improbabili, per non dire irrazionali,  delle norme vigenti (e non nelle norme stesse), da parte degli enti interessati o di singoli burocrati? In questi anni il legislatore, con esiti alterni, si è sforzato di semplificare l’imponente corpo normativo che caratterizza il nostro paese. Ma la tendenza ad interpretare in maniera immaginifica e ad applicare cavillosamente norme di per sé chiare pare essere un vizio duro a morire in quella che si fregia del titolo di patria del diritto, ma sovente dimostra di essere in realtà il regno delle ombre.

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